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[SpatialBundle building the FAQ ] 8 - Rendere eseguibile lo SB è cmq un passo in più, non c'è modo di avere un "repo" fidato?

Felipe Pollycoke ha posto la seguente domanda:

D: Rendere eseguibile lo SB (ndr SB=SpatialBundle) è cmq un passo in più, non c'è modo di avere un "repo" fidato?

R: La risposta è Si! Ma perchè praticamente con i bits si può fare tutto (informaticamente parlando)...diffida da chi dice no :)
Divido la domanda in due parti:

8a) "Rendere eseguibile lo SB è cmq un passo in più" ... è necessario?
Si e no.
Il concetto generale è meno clic fai meglio stai.
Quando scarico un file potenzialmente eseguibile è giusto che venga osservata un'azione responsabile ed il più cosciente possibile da parte dell'utilizzatore.L'azione di aggiungere l'eseguibilità potrebbe aiutare a riflettere.
Il problema principale è che i miei tester hanno sempre difficoltà a capire il concetto e sopratutto a trovare il modo di modificare l'attributo.Questo è un problema da risolvere.
Quando scarico un .exe su Windows posso tendenzialmente eseguirlo inpunemente, con uno SpatialBundle no.E' nativamente anti clic isterico.Le versioni di Vista che ho testato hanno introdotto una grande diga a proposito e paradossalmente è diventato quasi meno usabile di Linux, ovvero bisogna in qualche modo esplicitare l'esecuzione del file con una finestra grafica.Immagino Windows 7 ereditare questa features/bug/annoyance.
Ad esempio Nautilus quando intercetta uno script shell eseguibile opera un feedback simile fornendoti un menu più verboso dove puoi scegliere se aprire con un file testo o eseguire lo script.E' ancora una soluzione molto tecnica, però è uno sbarramento che può far riflettere (il problema è che il target di quel messaggio è una regione di popolazione informatizzata molto ristretta).
Complessivamente un file senza attributo eseguibile viene visto come un ramo secco e se questo è un file script testuale può essere anche risolto strambamente con un mime su un editor testi.
Per risolvere il problema ci vuole un supervisor fornito dal distro vendor, dal DE vendor o dal SpatialBundle vendor.
Il progetto GNOME fornisce un timido supervisor sui script eseguibili, ma non è sufficiente.
Una soluzione elegante potrebbe essere espressa da un fornitore fidato di software tramite un canale sicuro...
A titolo di esempio i "repo" di Debian e Ubuntu (esempio anche i PPA) sono fornitori fidati :)

8b) non c'è modo di avere un "repo" fidato?

Si.
Questo sarebbe il passo successivo dopo il rilascio dello SpatialBuilder 1.0
Ora a titolo sperimentale il "repo" fidato è il mio deposito su sourceforge (con i suoi limiti).
Bisognerebbe esplicitare tutti gli attributi che definiscono la parola "fidato" associato a "repository".
A tal proposito vi invito a commentare sotto e fornire elementi di discussione.
Quando immagino un deposito fidato mi vengono in mente delle persone responsabili che compilano dei sorgenti verificati.
Che impacchettano secondo delle lineee guida standard.Che espongono i pacchetti su un server sicuro.Che forniscono metodi di controllo dell'integrità dei dati.Che forniscono un canale trasmissivo sicuro.Che forniscono metodi e attributi per permettere all'utilizzatore di verificare l'autenticità della sorgente del catalogo...etc etc.
Potenzialmente un ambiente basato su apt può essere tutto questo e di più.
Immagino che quando si parla di fiducia bisogna considerare più gli aspetti scientifici verificabili che la fede basata su elementi emozionali.Anche se c'è sempre un limite a tutto ciò.
Massimizzando le tecniche verificabili rimane solo la parte legata alla fiducia (in fondo chi mi garantisce che il maintainer non introduce un piccolo spy nascosto in 30mila linee di codice?).
A titolo di esempio una parte di questo problema vuole essere risolto all'interno della comunità NetBSD dove esiste un team di revisione del codice che in qualche modo cerca di minimizzare questo potenziale latente.
Non a caso le mie prime compilazioni utilizzavano il repository dei sorgenti di NetBSD proprio perchè si possono ritenere sicuri a livello di sorgente (non al 100%).
Il problema del repo di NetBSD è che segue in parte la filosofia del live filesystem di gentoo quindi bisogna tribolare un pochino per isolare i pacchetti con le dipendenze risolte con lo stesso standard di sicurezza da loro offerto.E' un problema che loro conoscono bene e che pian piano stanno risolvendo.
E' molto probabile che nel futuro Debian dovrà in qualche modo ereditare molte delle tecnologie che verranno introdotte dall'ambiente Pkgsrc di NetBSD.

L'utilizzo di apt attualmente richiede root.Ho provato in vari modi a scardinare apt da root ma è nativamente e fisiologicamente progettato per funzionare da root (per certi versi questo volere è intrinsecamente hardcoded), tutti i miei tentativi hanno prodotto fork (concetto DEPRECATED per me).
Se dovessi immaginare un ambiente misto con un repo fidato di SpatialBundle basato su apt, cercherei di limitare al massimo l'intervento root a questi passi:
1) Uso da parte dell'utente di un catalogatore tipo synaptic o forse meglio qualcosa di simile a Gnome App Install (immagno anche un fantascientifico addon/plugin di songbird).
2) Scelta dello SpatialBundle
3) Clic + password di amministrazione (tipo sudo con Ubuntu)
A questo punto il deb dovrebbe semplicemente memorizzare lo SpatialBundle in un punto di ingresso esplicito comune a tutti tipo: /home/Applications
quindi cambiare l'owner del SB in Applications , aggiungere il bit eseguibile allo SpatialBundle e permettere a tutti nel gruppo Applications di eseguirlo.
Immagino quindi che nelle home di ogni utente venga prodotto un link simbolico alla folder /home/Applications
Qui finisce l'intervento di apt e di root.Che si è limitato a scaricare in modo "fidato" e presentare in modo consistente ed usabile lo SpatialBundle agli (ma alla fine al) utenti(e) del computer.
Consistente perchè gli SpatialBundle del catalogo "fidato" sono in /home/Applications (utente di comodo ristretto), perchè lo script di post install nel deb provvede in modo "fidato" ad aggiungere il bit eseguibile e verificare e/o costruire il link simbolico dalle cartelle utenti al deposito locale.Tutto questo mantenendosi largamente isolati dal filesystem root (no /usr no usr/bin etc etc) e rispettando sicuramente lo standard del UNIX FHS (nelle $HOME faccio quello che mi pare in fondo).In questo modo comunque si preserva l'intervento di root eseguendo lo SpatialBundle con i diritti di gruppo dell'utente Applications.Rimane consistente perche lo SpatialBundle in qualità di singolo file può essere clonato nel proprio spazio dei file (la $HOME o una chiavetta USB o un CDROM o via mail o altro).
Gobo Linux, ROX, OSX e altri hanno dimostrato che questa strada in qualche modo e con le dovute riserve è percorribile.
Una volta in qualche lista avevo proposto una soluzione al pari di itunes per il software Linux basandolo su apt, sono stato largamente ignorato e deprecato (in ubuntu brainstorm ampiamente votato contro).Poi son usciti fuori Gnome App Install ed in giro tutta la serie degli AppStore a partire dal famigerato telefono della mela morsicata.Oggi un App Store associato ad un software di presentazione è la cosa più naturale che ci si aspetta su un dispositivo...quando noi viviamo da sempre in questo ambiente controllato, verificato e fidato (tutti i repository Linux/BSD sono degli appstore a costo zero).
A mio avviso oggi più che mai un repo "fidato" di oggetti come gli SpatialBundle hanno un grande senso, mentre perde sempre più senso un catalogo come apt per le applicazioni desktop che sporca il filesystem root.

mini FAQ SpatialBundle

Di seguito ho condensato alcuni pensieri della serie: "fatti una domanda e datti una risposta" + opinione personale + domande esterne ricevute.
Questa pagina vuole essere una premessa ad un documento più completo che può essere sviluppato solo con le vostre domande
.

1) D: I file di configurazione/personalizzazione di ogni applicazione dove saranno installati?
R: Ogni applicazine decide per se dove installare le configurazioni.
Notoriamente il 99% delle applicazioni Desktop per Linux salvano le configurazioni in una cartella nascosta nella cartella dell'utente (i famosi file e cartelle puntate).
Uno SpatialBundle offre una locazione aggiuntiva posta in $HOME/.config/Infodomestic/Objects che lo sviluppatore può usare a suo piacimento.

2) D: Gli SpatialBundle si propongono come rimpiazzo agli attuali package manager?
R: NO! uno SpatialBundle è cosi indipendente da tutto che lavora in parallelo a qualsiasi sistema di gestione pacchetti, comprese le tecnologie Klik, CNR, 0Install, AutoPackage, PBI e/o Java WebStart
Uno SpatialBundle è progettato per lavorare trasparentemente su Linux, *BSD, Solaris, OSX e Windows
Il primo utilizzo pratico che ho potuto misurare è nella distribuzione delle KillerApp da Desktop tipo firefox, openoffice, sunbird, thunderbird, skype, picasa,acrobat, realplayer etc. etc.

3) D: Che differenza c'è con un file DMG di OSX?
R: L'unica non differenza è un feedback inziale con l'utente dove questo clicca e qualcosa succede.
Un pacchetto DMG è un file immagine compresso che dopo essere stato scaricato va aperto (come fosse uno zip) e poi prelevato il contenuto al suo interno per essere ulteriormente manipolato.
In poche parole un DMG è un contenitore passivo che contiene solo dati.
Uno SpatialBundle è un oggetto vero con funzionalità e caratteristiche attivabili (tecnicamente conosciuti come metodi ed attributi).
Dopo averlo scaricato su uno SpatialBundle ci si clicca sopra e si attende il feedback totale che genericamente si riduce all'esecuzione del programma in oggetto.
Un classica sequenza analoga con un DMG si riduce ai seguenti passi:
1) Cliccare su un link di una pagina web
2) Salvare nel desktop
3) Attendere il download
4) Cliccare sul file DMG salvato
5) Attendere l'autoapertura del file che si presenterà come un'unità disco (ho misurato disorientamento su degli utenti di test)
6) Trascinare l'icona caratteristica del software contenuta nell'unità disco virtuale in una cartella di comodo (notoriamente Applications)
7) Sganciare (smontare) e chiudere l'unità disco DMG virtuale (trascinando nel cestino l'unità o cliccando sull'apposita iconcina del Finder)
8) Aprire la cartella Applications
9) Cliccare sull'icona del programma ed attendere la sua esecuzione.

Ci sono casi dove viene automatizzata la fase che va dal clic sul web all'apertura automatica del disco virtuale DMG spòecialmente se si usa Safari invece che Firefox.

Una classica sequenza con uno SpatialBundle può ridursi ai seguenti passi:
1) cliccare sul link nel web
2) Attendere
3) Usare l'applicazione che si è avviata automaticamente.

L'alternativa più lunga è
1) Cliccare sul link nel web
2) Salvare il file nel desktop
3) Attendere il download
4) Abilitare l'eseguibilità del file (disabilitata per defaults per sicurezza)
5) Cliccare sul file ed attendere l'esecuzione del programma

Come si evince dall'elenco nella peggiore delle ipotesi le operazioni sono estremamente ridotte all'osso.

Dal punto di vista della sicurezza una AppDir in qualità di cartella può essere gravemente danneggiata o modificata.
Uno SpatialBundle con un autocheck interno sha512 non permette il code injection rendendolo praticamente invulnerabile a malware e virus per non parlare di middle man o manipolazioni di qualsiasi sorta.

4) D: Che differenza c'è tra una directory AppDir di OSX ed uno SpatialBundle?
R: Quando un utente clicca su uno Spatialbundle o su un AppDir di OSX riceve praticamente lo stesso feedback, ovvero in genere l'avvio dell'applicazione sottesa.
La vera differenza è nella manipolazione dell'oggetto dove nel primo caso è una cartella mascherata nel caso di uno SpatialBundle è un file vero manipolabile in modo trasparente da tutti i sistemi operativi destkop attualmente in circolazione.
Un esempio su tutti: se devo inviare il programma ad un amico per posta con uno SpatialBundle è sufficiente allegare il file e spedirlo, con un AppDir no in quanto è una cartella e quindi bisogna prima creare un archivio (tipo un file compresso zip) e poi allegare il file, il ricevente in quel caso deve svolgere l'operazione simmetricamente inversa, mentre con uno SpatialBundle deve limitarsi a cliccarci sopra ed eseguirlo.
Uno SpatialBundle è molto più pratico di un AppDir.
Un'AppDir non rappresenta necessariamente tutta l'istanza dell'oggetto di interesse in quanto potrebbe essere anche funzione di un'installazione e quindi una parte dei metodi e attributi potrebbero risiedere in altre parti del filesystem.
Uno SpatialBundle è sempre un oggetto autoconsistente ed integro, completamente individuabile ed isolato dal resto del sistema.Esso sfrutta la filosofia nativa e dirompente dello stile UNIX...tutto è un file.

5) D: In Mac OSX con il tasto destro su un AppDir posso esplorare il contenuto della cartella, come entro in uno SpatialBundle?
R: Uno SpatialBundle essendo pensato come un oggetto vivo, è costituito da metodì ed attributi che si possono interrogare.
E' sufficiente eseguire: NomeBundle --help per ricevere un elenco di ulteriori informazioni che comprendono ad esempio anche tags e labels associati al bundle nonchè la capacità di estrarre l'icona rappresentativa.
Se si vuole entrare nella gerarchia dei file che rappresentano l'applicazione integrata è sufficiente entrare in /tmp/Programs per accedere in modo trasparente e senza limiti di lettura alla cache di memoria (che viene eliminata ad ogni reset forzato del Bundle o ad ogni riavvio della macchina).

6) D: Qual'è la tua visione di un ecosistema basato sugli SpatialBundle?
R: Attualmente vedo molto pratica la coesistenza tra un catalogo basato su apt come i repository offerti dall'ambiente Debian ed un catalogo web e/o locale basato su SpatialBundle indicizzati da tracker & co.
Mi piacerebbe costruire una distribuzione minimale al massimo costituita da una base LSB + X + un DE ridotto all'osso per fornire il minimo di funzionalità tutto gestito da apt sul quale poi fornire un catalogo di applicazioni SpatialBundle.
In questo modo apt può concentrarsi esclusivamente sull'aggiornamento del sistema minimo che deve essere garantito dal vendor della distribuzione e poi multipli vendor in stile AppStore che forniscono SpatialBundle indipendenti.Tutto condito e gestito da firme digitali, certificati vari, e tutto quello che serve per garantirsi l'integrità e le veridicità della sorgente del catalogo, nonchè del canale trasmissivo.
In questo modo si possono separare e redistribuire anche le responsabilità del sistema di packaging delle user applications.Complessivamente immagino un aumento sicuro di entropia nell'ecosistema, ma anche una migliore selezione darwiniana nonchè fondamentale per il mio punto di vista, un sempre più decentralizzazione e quindi redistribuzione del potere.
Oggi una distribuzione Linux (esempio Fedora o Ubuntu) opera a tutti gli effetti pratici un controllo monopolistico ed assolutistico su tutta la fase del processo che va dalla generazione della distribuzione allo sfruttamento della stessa da parte degli utilizzatori finali.
Questo sistema ha grossi vantaggi, è sufficiente controllare la qualità del codice di NetBSD o PCBSD per capire che può funzionare ma paradossalmente può considerarsi molto più democratico un qualsiasi sistema operativo Windows!!! Che praticamente, anche se in modo controproducente, permette a tutti di costruire e distribuire software e di conseguenza anche distruggere tutto il sistema in una specie di grande eutanasia digitale.
Penso che un buon equilibrio tra un gestore centralizzato ed un sistema decentralizzato ma verificato può aiutare a creare vera innovazione nel mondo dei sistema operativi liberi.

7) D: Come si confronta complessivamente un file Klik con uno SpatialBundle?
R: Attualmente un file klik è solo un'ipotesi sul web che viene intermediata da uno script proxy locale che provvede a scaricarlo in modo pseudo trasparente e poi manipolarlo localmente.
Da questo punto di vista uno SpatialBundle è un vero file manipolabile e disponibile subito presso:
https://sourceforge.net/project/showfiles.php?group_id=199098
come un elenco discreto di files nudo e crudo da scaricare.Quando è stato scaricato si osserva e manipola un file come succede da sempre su qualsiasi desktop.Niente di nascosto, un sempice file da scaricare e da cliccare.
Dal punto di vista del design uno SpatialBundle non deve chiedere mai la password di root se lo fà rifiutatevi ed eliminatelo subito.
Uno SpatialBundle è progettato nativamente per essere eseguito in modalità non amministrativa, questo per massimizzare la garanzia di integrità del sistema ospitante.
Nel design e nello spirito dello SpatialBundle la password di root è delegata alla sola amministrazione globale del computer.
Ritengo complessivamente l'accesso come root assolutamente deprecabile.
Dal punto di vista del design di uno SpatialBundle un pacchetto Klik è visto al pari di un virus o di un pacchetto deb ovvero può essere abilitato a manipolare anche lo spazio root.
Le implementazioni dei proxy Klik generalmente richiedono un accesso iniziale root per installare il client, questo punto di vista è deprecato dal design di uno SpatialBundle.
Uno SpatialBundle si scarica e si esegue, un Klik necessita di una preinstallazione di un componente di aiuto per manipolare un file klik.
Quando eseguo uno SpatialBundle come utente normale il 99,99999% dei casi ho la certezza fisica che il filesystem root non verrà mai e poi mai toccato.Questa garanzia non viene fornita dal sistema Klik e le azioni tendono a basarsi sulla fede (ma il client installato da root installa anche librerie non previste dal repository fornito dal distro vendor?)
Uno SpatialBundle non tenta di usare prima le librerie di sistema e poi eventualmente installare le proprie.In questo caso il pachettizzatore di uno SpatialBundle è responsabile in solido della qualità del pacchetto per le distribuzioni in suo target (teoricamente un pacchetto SpatialBundle può operare in modo trasparente su BSD, Linux e altri).
Sotto questo punto di vista uno SpatialBundle si comporta molto similmente ad un Universal Binary di OSX ovvero integra in seno la soluzione trasparente senza necessità ulteriori.
Uno SpatialBundle è progettato per funzionare sempre anche in assenza di rete, un file klik potrebbe non funzionare se deve risolvere le dipendenze.
Il design Klik favorisce il minimo sforzo allo sviluppatore (dipendenze risolte a runtime autoadattandosi in funzione delle valutazioni operate in loco dagli algoritmi di risoluzione, lo sviluppatore si solleva la responsabilità di eventuali fallimenti).
Il design SpatialBundle favorisce il minimo sforzo all'utilizzatore (dipendenze soddisfatte nativamente dallo sviluppatore responsabile che risponde in solido del fallimento).
Il parco software di SpatialBundle è ridicolo se confrontato con quello di Klik ma il compilatore/builder SpatialBuilder non è stato ancora rilasciato e quindi attualmente genero in prima persona pacchetti di KillerApp per testing.
Ogni SpatialBundle viene accompagnato da 4 file checksum di integrità (cksum, md5sum, sha1sum e sha512sum).A questo va aggiunto un autochecksum con sha512sum interno ogni volta che viene eseguito (se c'è stato code injection si blocca prima di eseguire il programma incorporato).Ogni binario e libreria del programma integrato viene accompagnato dal suo equivalente file sha512um.Ho previsto in futuro l'integrazione del controllo della firma digitale di autenticità della sorgente del deposito software ed altre amenità simili.

...to be continued

Compri un cellulare? Attento alle radiazioni..

[copia ed incolla da Radiogiornale, l'organo ufficiale dei radioamatori d'italia]

Tra i criteri di scelta dei modelli va valutato anche il livello di emissioni. Certificato da una tabella

Quando si acquista un cellulare bisognerebbe buttare un occhio anche a un valore che ne indica la emissioni chiamato, italianizzando un po' la definizione, rateo di assorbimento specifico. Secondo il Cellular Telecommunications Industry Association (CTIA), lo specific absorption rate, il cui acronimo è SAR, indica la quantità di emissioni elettromagnetiche dei cellulari assorbite dal corpo umano.

I VALORI DI RIFERIMENTO - La Sar viene sempre espressa in Watt per chilogrammo e la soglia massima di radiazioni varia da Paese a Paese. In Europa è di 2 Watt/Kg, negli Stati Uniti è di 1,6 Watt/Kg. Più basso è il valore SAR, minore è la radiazione assorbita dal corpo. La webzine Cnet propone una tabella ragionata dei vari valori per modello e marca, arrivando alla conclusione che non ci sono marchi buoni o cattivi, ma semplicemente modelli attenti a questo aspetto non meno importante del prezzo o delle performance, anche se ancora gli studi non hanno dimostrato verità assolute sulla

I DIECI MIGLIORI E PEGGIORI – Nella tabella di Cnet tra i 10 cellulari con livelli di Sar più alti troviamo sei modelli Motorola (che risulta indubbiamente un marchio poco attento), il RIM BlackBerry Curve 8330, il Samsung SGH-C417. Tra i dieci modelli meno «pericolosi», c'è invece l'LG Chocolate KG800, due Motorola Razr, ben tre modelli Nokia e Samsung. L'iPhone è grosso modo a metà. La classifica è comunque indicativa, poiché il numero di radiazioni assorbite varia anche a seconda del soggetto che ne fa uso. In tutti i casi il valore Sar è un aspetto da non trascurare. Ed è bene sapere che nelle istruzioni per l'uso deve essere sempre specificato e, qualora non lo sia perché si tratta di un modello vecchio, si può farne richiesta al produttore.

Secondo i ricarcatori passiamo troppo tempo parlando al telefonino
La prima regola, condivisa da tutti: "Niente apparecchio ai bambini"

"E adesso spegnete il cellulare"

L'appello di un pool di scienziati

PARIGI - Primo, siate brevi: non prolungate le conversazioni al cellulare, i possibili rischi sono proporzionati alla durata delle chiamate. Secondo, siate sintetici: usate gli sms o la email, diminuisce così l'impatto elettromagnetico. Terzo, non abbiate fretta: quando si tratta di comunicazioni professionali, amorose o comunque lunghe, prendete un momento per fermarvi a parlare da un telefono fisso. Quarto, siate prudenti: tranne che in casi urgenti, non date mai un cellulare a un bambino sotto ai 12 anni, gli organi in via di sviluppo sono quelli più sensibili alle onde elettromagnetiche.

Sono alcune delle regole contenute nel nuovo "codice di condotta" pubblicato ieri da una ventina di scienziati internazionali specializzati nella lotta ai tumori, tra cui l'italiano Franco Berrino e il popolare autore francese del bestseller "Guarire", David Servan-Schreiber. Un appello che non vuole essere un allarme. "Siamo in un momento in cui la ricerca dibatte ancora sui rischi del cellulare" spiega Henri Pujol, presidente della Lega contro i tumori. "Proprio per questo bisogna essere prudenti". Non ci sono prove certe della tossicità dei cellulari, ma quasi tutti gli studi confermano che un'esposizione prolungata favorisce la comparsa di "glioma", ovvero tumori del tessuto del sistema nervoso centrale. I ricercatori però si dividono sull'incidenza di questo rischio: c'è chi lo considera "basso" e chi addirittura pronostica un raddoppiamento dei tumori.

Certi punti di questo nuovo vademecum sembrano di difficile applicazione, come tenere sempre il cellulare a oltre un metro di distanza dal corpo (perché così l'impatto elettromagnetico diminuisce di cinquanta volte). La raccomandazione sui bambini forse è arrivata già troppo tardi: un bambino su cinque possiede il cellulare alle medie e quattro su cinque al liceo. Altri consigli sono facili da seguire: per esempio, verificare prima di comprare un apparecchio il codice Sar (Specific Absorption Rate) che misura l'assorbimento delle onde da parte del corpo. Minore è il Sar meno, in teoria, ci sono rischi. Altre regole, ancora, suggeriscono una piccola rivoluzione di vita e comportamento: chiamate brevi, niente telefono in treno o in macchina. "Non si tratta di demonizzare il cellulare. Nessuno di noi, tra l'altro, ci ha rinunciato" premette Servan-Schreiber, psichiatra all'università di Pittsburgh.

Paradossalmente, l'unica cosa certa è che c'è incertezza sulla tossicità dei cellulari. Poche assicurazioni oggi coprono il rischio da onde elettromagnetiche e molti fondi d'investimento hanno richiesto maggiori informazioni sanitarie per misurare l'affidabilità delle società di telecomunicazioni quotate in Borsa. "Il nostro appello - spiega Thierry Bouillet, oncologo all'ospedale Avicenne di Bobigny - si rivolge ai produttori: avrebbero tutto l'interesse a limitare gli eccessi da telefonino".

Un invito rivolto anche ai governi e ai ministeri della Salute, "troppo spesso conniventi con le lobby dell'industria" scrivono gli scienziati. "Oggi viviamo una situazione simile a quella di cinquant'anni fa, con l'amianto e il tabacco" conclude il documento. Meglio dunque adottare piccoli accorgimenti, sapendo che un rischio per la salute c'è. Se piccolo o grande si scoprirà in futuro.

PERCHÉ INTERPHONE NON E' ANCORA STATO RESO PUBBLICO?

Il più importante studio sui rischi

del telefonino continua a ritardare

I dati emersi rimangono misteriosamente in attesa di pubblicazione

Le informazioni contenute nello studio Interphone – un progetto internazionale da 15 milioni di euro coordinato dall'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) per identificare possibili relazioni tra tumori di testa e collo e utilizzo dei telefoni cellulari – avrebbero dovuto essere rese pubbliche più o meno tre anni fa, ma i ricercatori coinvolti nel progetto continuano a tergiversare e non si decidono a rivelare i risultati della ricerca. Come mai?

SOSPETTI – Secondo indiscrezioni, il motivo di tale ritardo risiederebbe nel fatto che le informazioni raccolte negli ultimi 10 anni nei 13 Paesi interessati dall'indagine confermerebbero la pericolosità del dispositivo portatile più popolare del mondo. Ma la spiegazione ufficiale di tale ritardo è un'altra. A quanto pare, infatti, gli scienziati sono divisi: stanno discutendo dell'attendibilità dei dati forniti dai pazienti e non riescono ad accordarsi sull'interpretazione degli stessi in rapporto alle emissioni elettromagnetiche. Come ha spiegato l'oncologo svedese Lennart Hardell, la «memoria fallibile» di chi è malato di tumore al cervello è il motivo principe del disaccordo tra gli specialisti: secondo alcuni, le informazioni fornite dai pazienti che hanno partecipato alla ricerca potrebbero non essere attendibili, e questo vizierebbe di fatto i risultati del rapporto Interphone. Quindi pubblicare i dati così come sono «non sarebbe onesto nei confronti dei consumatori: lo studio è stato pagato con soldi pubblici e gli scienziati hanno una responsabilità», ha sottolineato Hardell.

PUBBLICAZIONI E CAUTELA – Tuttavia, alcune delle nazioni coinvolte nel progetto hanno già pubblicato parte dei risultati, rivelando dati poco rassicuranti. Come per esempio che il rischio di ammalarsi di tumore è più elevato per i cosiddetti heavy users, ossia coloro che hanno utilizzato il cellulare sempre dallo stesso lato della testa per un periodo di tempo superiore ai 10 anni, Ma la World Health Organization la Commissione europea hanno provveduto ad avvertire che fino a quando lo studio Interphone non sarà ufficialmente reso pubblico, qualsiasi conclusione sui rischi derivanti dall'uso del telefonino non potrà essere considerata attendibile. E a quanti seguitano a chiedere quando saranno finalmente diffusi i dati di Interphone, i responsabili rifilano sempre la solita risposta standard: «Se tutto va bene, presto».

Un approfondimento su ninux.org per una rete libera

Ogni giorno mi confronto con i colleghi ed amici che non sanno nulla di reti libere, di possibilita tecnologiche per liberarsi, e di concetti stessi di liberta (è assurdo ma è la realtà misurata di ogni giorno).
Cio che noi diamo per scontato non lo è affatto per queste normalissime persone (normali dal punto di vista della conoscenza delle tecnologie sociali moderne che rendono sempre piu possibili la vera democratizzazione dei popoli).
Io li osservo come fossero anestetizzati.
Dobbiamo prendere in considerazione la lingua che parlano queste persone e con questa aprire un canale di connessione. per poter cominciare a comunicare con loro.
A me verrebbe di pensare alla costruzione di un manifesto da pubblicare, un manifesto cosi come lo è la licenza GPL o the Jargon File a titolo di esempio.
Una sorta di contratto che guarda solo l'aspetto umanitario ed implementativo della questione.Un aspetto che si eleva e si distanzia da qualsiasi posizione religiosa, politica, o di appartenenza se non alla pura liberta.
Niente politica nel senso volgare cosi inteso mediamente in questo paese.
Niente terminologie di massa e speculazione verbale.
Dovremmo presentarci come un sistema associativo (vedi ad esempio ONLUS) che vuole mirare esclusivamente ad un'implementazione tecnico/sociale per fornire una struttura di riferimento sulla quale, liberamente, la popolazione puo aggiungersi per "prendere e dare".
Con l'essere quindi "di utilità sociale", sfruttare la legge a proprio favore, dimostrando ancora che con la democrazia si costruisce la democrazia.
Dovremmo prendere esempio dalle realtà sociali virali che sono nate grazie alla rete.
FON è un esempio notevole, ma anche i modelli di sviluppo e pervasività si Seattle Wireless per non parlare delle metodologie delle reti peer2peer e chissa quanto altro...
E perche no un giorno FreeNet su mesh Ninux con routing Netsukuku ;)

SpatialBundles piccola presentazione presso pollycoke.net

In seguito al presente articolo su http://pollycoke.net
lavorando su un progetto analogo mi sono sentito di intervenire con un post per esplicitare meglio il mio lavoro:

Buongiorno a tutti,

vorrei portare alla vostra attenzione un progetto tutto italiano che sto sviluppando con certosina pazienza che cerca di risolvere una buona parte dei problemi introdotti da tutti i sistemi in Bundle oggi esistenti.

Alcuni riferimenti diretti qui:

http://developer.infodomestic.com
https://sourceforge.net/project/showfiles.php?group_id=199098

Di seguito lo skeleton che sto usando per la costruizione del Bundle:

http://it.wikipedia.org/wiki/SpatialBundles

in particolare uno scambio di punti di vista con Alexander Larsson

http://lists.freedesktop.org/archives/xdg/2007-September/008812.html

In poche parole uno SpatialBundle è un Bundle semicompleto che vive in un file e necessita quasi esclusivamente per funzionare della shell POSIX (ora bash ma poi dash compatibile) e di xmessage per alcune interazioni.
Ad oggi lo sviluppo avviene tramite Ubuntu quindi sfrutto anche una componente di zenity e della system tray per migliorare l'esperienza di ritorno con l'utente, ma ho intenzione di rendermi indipendente anche da loro.

Alcune differenze dagli altri sistemi ormai noti come glik klik AppDir & co sono:

Vive in un file ed in quanto tale è manipolabile come un file.
Non necessita di istallazione 1 programma = 1 file = 1 click per eseguirlo (a meno del doppio clik)
Non necessita di infrastrutture esotiche tipo FUSE
Non necessita di accesso root
Non necessita di preinstallazione di programmi proxy tipo klik
Si comporta come un eseguibile al pari di glick ma con qualche riserva in quanto è un file shell con il payload incorporato (usa il codice di makeself/loki)
Lavora in ambiente di memoria protetto e non permette il code injection in quanto ogni esecuzione del bundle ha un controllo checksum e crc di consistenza.
Non usa file immegine cramfs o altro.
Non sporca il file fstab
La sua architettura interna è 100% ROX Application Directory (ho inserito anche il proxy standard AppDir) compatibile e presenta una compatibilità in via di miglioramento con le Application Bundle di OSX/NEXTSTEP.
In particolare se con il ROX filer si visita la cartella Programs che contiene la cache dello SpatialBundle è possibile vedere direttamente un'icona in stile ROX ed avviare dalla cache l'applicazione (operazione non necessaria).

L'esecuzione del Bundle produce un menu contestuale presente nella tray per il controllo primordiale del Bundle stesso compresa la rimozione della cache (che viene comunque rimossa ad ogni riavvio del computer).
E' progettato per venire incontro alle esigenze della "Nonna".
Soffre di alcune latenze al primo avvio che sono funzione dell'espansione del file nella cache.
Sto progettando un metodo statistico che cone le dovute premesse conservative migra la cache da disco a ram pura per velocizzare l'avvio di applicazioni pesanti (ad esempio OpenOffice).

Vorrebbe essere multipiattaforma attaversando GNU/Linux - BSD - OSX - Windows (ovvero li dove è possibile installare una shell standard POSIX o al limite bash).

del WiMax una nota polemica...ogni tanto ci scappa

Oggi sulla lista di ninux.org dove sono iscritto per seguire gli sviluppi della rete libera ho postato il seguente messaggio:

Ho la depressione in corpo.
Tanto per cominciare WiMax almeno qui in Italia = pagare per la liberta di parola

Ovvero uno strumento super promosso dallo stato per la trasmissione della liberta di parola è in mano all'economia ovvero i monopoli accentratori che hanno come prima regola il profitto.

Poi vogliamo parlare di come lo stato che sia di destra o di sinistra mai e poi mai abbia in modo risolutivo promosso il WiFi verso unicamente la sua popolazione.Ovvero liberalizzando senza mezzi termini l'utilizzo delle frequenze per a/b/g/n.
Invece oggi ci ritroviamo a cercare di aggirare la legge per essere legali quando dovevamo concentrarci, grazie alla relativa legge, a costruire esclusivamente la struttura per la liberta.
Ma dove siamo a Cuba!!!In Corea del Nord??

Ci hanno regolamentato tutto pur di avere il controllo dell'informazione.Anche le onde acustiche!! Mica possiamo gridare...è vietato!! (gridare quando non si manca di rispetto il prossimo si intende ;).

Tutta questa storia che come l'aria dovrebbe essere scontata, mi sfinisce, anche se non mi abbatte affatto.
Ma certo che l'Italia almeno sotto questo punto di vista fa proprio cagare!!! ma di brutto!!
Non è piu una questione di chi voti...tanto come la metti loro hanno delle politiche piu generali che vanno bene a destra e a sinistra...ovvero opprimere la circolazione delle informazioni perchè in questo modo si decentralizza il potere...ovvero lo si passa dallo stato centralizzatore alla sua popolazione, con, reciprocamente, vantaggi e svantaggi.

Facessero quello che vogliono con il WiMax per me ci si possono strozzare..io vorrei che il WiFi fosse veramente all 100% libero ovvero, niente tasse, niente vincoli etc etc (per non parlare della storia dei ponti laser!!! incredibile).

Ma cosa dobbiamo fare?? referendum? ma a chi bisogna tartassare ogni giorno fino alla fine dei tempi per avere sto WiFi libero??
Scusate lo sfogo...ma sono depresso!!

Ciao,

Luca

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